Malattia dei puntini bianchi nei pesci: cura e diagnosi
La malattia dei puntini bianchi, o ichthyophthiriasi, è molto frequente tra i pesci d’acquario ed è causata da un protozoo ciliato molto contagioso e dal nome impronunciabile (Ichthyophtirius Multifilis). Per curare i pesci ammalati è indispensabile conoscere prima questo microrganismo, onde evitare di intervenire a sproposito e causare la morte di altri esemplari.
Cos’è l’Ichthyophtirius Multifilis e il suo ciclo vitale
Prima di passare ai rimedi per la cura della malattia, è bene conoscere il ciclo vitale del parassita. Questo microrganismo ciliato, praticamente invisibile, predilige le acque calme che gli consentono di muoversi, seppur in maniera assai limitata. In questa fase prende il nome di Teronte.
Vive dalle 4 alle 5 ore nel periodo invernale, tempo che si riduce a 2 con le temperature estive. In questo breve lasso di tempo, il microrganismo deve trovare un ospite da parassitare, altrimenti rischia la morte. Una volta trovato, si insedia nelle squame del pesce e si trasforma in Trofonte. La malattia è al primo stadio e si manifesta con la comparsa dei primi puntini bianchi.
Le difese immunitarie del pesce cercano di contrastare il parassita, spesso non riuscendoci. Completata la trasformazione, infatti, l’Ichthyophtirius Multifilis diventa praticamente inattaccabile. Il parassita si riproduce in maniera esponenziale, scindendosi in migliaia di piccoli suoi simili. Il ciclo ricomincia, ma con un’intensità molto più devastante a causa della sua moltiplicazione.
In termini di tempo, il parassita impiega circa una settimana per completare il suo ciclo vitale. La diffusione dell’epidemia, favorita da una temperatura di 25-26 gradi, può comportare la morte degli esemplari nell’arco di poche settimane.
Come si manifesta la malattia dei puntini bianchi
L’ichthyophthiriasi si manifesta con la comparsa di puntini bianchi in rilievo sulla parte posteriore del corpo del pesce. Nella fase iniziale sono molto pochi e addirittura poco visibili ad occhio nudo. Nel giro di due giorni, scompaiono totalmente. Ciò lascia pensare che il pesce sia completamente guarito, in realtà non è così.
Dopo 48 ore, riappaiono più numerosi e sulle squame di altri esemplari, anche di specie diversa. La malattia modifica significativamente il comportamento dei pesci. Alcuni di essi stazionano per molto tempo sul fondo della vasca, altri sfregano le parti del corpo interessante contro l’arredamento della vasca, scegliendo elementi piuttosto ruvidi. Mantengono le pinne chiuse oppure hanno scatti improvvisi.
Anche questo attacco parassitario sparisce dopo pochi giorni, ma il terzo è fatale per il pesce, ormai inappetente, quasi immobile e ricoperto totalmente da puntini bianchi.
Le tempistiche di morte differenti non dipendono dalla resistenza dell’esemplare o dalla specie colpita, ma semplicemente dagli attacchi successivi alla prima ondata.
Cause della malattia dei puntini bianchi
Il parassita attacca di solito il pesce più debole, debilitato e stressato da uno sbalzo termico o dall’inserimento nella teca di altri esemplari e senza un’adeguata ambientazione.
Il microrganismo ciliato approfitta di condizioni non favorevoli all’interno dell’acquario, come scarsa qualità dell’acqua, alimentazione errata, igiene ai livelli minimi. Si manifesta prevalentemente nei mesi autunnali e primaverili.
Come difendere la popolazione in acquario
La migliore arma per debellare l’ichthyophthiriasi è senza dubbio la prevenzione. Un pesce ben nutrito, non sottoposto a stress e in ottima salute non potrà mai essere attaccato dal parassita, o tutt’al più avrà gli strumenti necessari (ottime difese immunitarie) per poter impedire al Teronte di attecchire e sopravvivere.
Gli esemplari esotici sono più sensibili alla malattia, perché abituati a vivere in acque molto acide dove il protozoo non potrebbe sopravvivere in alcun modo. Come curare la malattia dei puntini bianchi nei pesci tropicali?
Semplicemente aumentando la temperatura in maniera graduale, senza troppi sbalzi e senza superare i 30 gradi. Durante questa fase, è importante osservare la reazione dell’esemplare. Provvedi, di conseguenza, ad aumentare la quantità di ossigeno o di aerazione nell’acquario, al fine di migliorare il sistema immunitario del pesce e la qualità della sua vita. Esistono anche dei trattamenti molto più complessi che prevedono l’utilizzo del sale per acquari e dei farmaci specifici, ma in questo caso dovrai rivolgerti ad un veterinario specializzato.
I Guppy, a differenza dei pesci esotici, vivono in natura in acque piuttosto alcaline. Ciò consente una maggiore difesa dai parassiti e da altre patologie, ma una volta in acquario le cose cambiano. Gli esemplari acquistati provengono da 40 anni di riproduzioni in allevamento, in vasche sterilizzate e controllate e perdono tutte le loro caratteristiche tipiche della cattività.
Cosa fare per curare la malattia dei puntini bianchi
Oltre alla prevenzione, le tempistiche sono indispensabili per poter garantire lunga vita alle specie che popolano il tuo acquario. Non appena ti accorgi di piccole e sporadiche macchie bianche sulle pinne e sul corpo esegui subito un test dell’acqua. Verifica la temperatura che deve essere compresa tra i 25-26 gradi e di 28 gradi, invece, per gli acquari che ospitano i Discus. Alza il valore di poco ma senza superare i 30 (i 32 solo per alcuni pesci tropicali).
Utilizza un aeratore e mantieni il movimento a temperatura per almeno una settimana. Come dicevamo nei passaggi precedenti, il protozoo riesce a muoversi (seppur limitatamente) in acque calme. Adottando questo sistema, invece, creerai un ambiente ostile alla ricerca di un esemplare da parassitare.
Provvedi a spegnere le lampade, per impedire al Teronte di raggiungere il pesce. Il microrganismo, infatti, non ha una vista vera e propria, ma percepisce solo delle ombre. La mancanza di luce, rende la sua missione molto ostica.
Nei casi più gravi, queste soluzioni non servono praticamente a nulla. Dovrai ricorrere, invece, all’uso di farmaci specifici dalle proprietà antibiotiche. Elimina dal filtro il carbone per evitare che assorba il medicinale dalla vasca. Per ottenere ottimi risultati, il trattamento deve avere una durata non superiore a una settimana. Attenzione a non abusarne perché l’effetto non si manifesta solo sul parassita, ma anche sulla flora batterica, che svolge le funzioni di nitrificazione e di decomposizione. Ciò significa che, la popolazione del tuo acquario potrebbe morire a causa di un avvelenamento da nitriti.
Conclusa la cura puoi reintrodurre il carbone nel filtro per almeno 24 ore. Esegui un cambio d’acqua (20% circa) e la sifonatura del fondo.
Sostituisci, se puoi, anche tutti i materiali filtranti e inserisci all’interno dell’acqua dei batteri per rinforzare la flora nel filtro che, come dicevamo, potrebbe aver sofferto per la cura effettuata.
Un consiglio pratico? A conclusione del trattamento, sui pesci non dovrebbero esserci più tracce della malattia dei puntini bianchi. Tuttavia, per sicurezza, è bene controllarli periodicamente in modo da essere certi di aver debellato proprio tutti i parassiti. A tale scopo, puoi utilizzare una banalissima lente di ingrandimento, in modo da agire tempestivamente, quando la malattia è ancora al primo stadio e senza dover ricorrere a metodi drastici.
Per restare in tema di salute dei tuoi pesci, fai attenzione al loro addome: se noti che è gonfio e che le squame del corpo dell’animale sono sollevate, potrebbe trattarsi di idropisia: ecco come intervenire.