Carbone attivo in acquario: come e quando utilizzarlo
Il carbone attivo è un elemento naturale che viene spesso utilizzato, negli acquari d’acqua dolce, per eliminare scorie e sostanze nocive dall’acqua attraverso una combinazione di meccanismi di assorbimento microbiologici.
Per mantenere la fauna dell’acquario in buona salute, infatti, è indispensabile operare una regolare pulizia di tutti gli elementi che lo compongono.
È importante che coloro che si dedicano per la prima volta all’acquacoltura, ma anche per i più esperti, considerino il microclima in vasca con profondo rispetto e attenzione.
L’acquario, infatti, non è solo un bellissimo elemento decorativo e un piacere per gli occhi, ma un vero e proprio contenitore di vita, che accoglie fauna e flora.
Il carbone attivo: conoscerlo da vicino per impiegarlo al meglio
Per utilizzare nel modo corretto il carbone attivo, quindi, è opportuno cominciare dalle basi e conoscerne la struttura e il funzionamento.
Composto da carbonio amorfo, il carbone attivo è noto anche al di fuori dell’acquacoltura per le sue elevate proprietà assorbenti.
La superficie del carbone attivo è estremamente porosa, tanto che la sua azione filtrante avviene mediante la cattura di scorie e sostanze nocive attraverso i micropori, i quali riescono a intrappolare le molecole più grandi dei composti organici.
L’impiego del carbone attivo, negli acquari d’acqua dolce, è previsto nell’ambito di un vero e proprio sistema filtrante che presenta micro- e macropori, dal diametro diverso e con funzioni differenti.
Come si svolge l’assorbimento
Si tratta di una sinergia di reazioni chimiche fisiche ed elettrostatiche.
Per quel che attiene all’assorbimento fisico, la peculiare struttura del carbone lo rende simile a una spugna composta da macropori, dal diametro superiore a 50 nm, mesopori, dal diametro dai 2 ai 50 nm, e micropori, in cui il diametro risulta inferiore ai 2 nm.
L’unità di misura nm corrisponde al nanometro che, nella classificazione internazionale, è pari a un miliardesimo di metro (o a un milionesimo di millimetro), e quindi rappresenta dimensioni davvero molto esigue.
I micropori hanno la funzione di intrappolare le molecole organiche al proprio interno; in questa fase, le forze elettrostatiche si sviluppano quando la sostanza assorbita è dotata della cosiddetta carica netta elettrostatica.
Cercando di rendere semplice un concetto altrimenti ostico, è possibile affermare che, in generale, la parte superficiale del carbone attivo è dotata di carica negativa, in grado di attrarre a sé quegli elementi di carica opposta.
I macropori, considerate le dimensioni più ampie dei micropori, accolgono i batteri in misura massiccia; è per questo motivo che la loro funzione è quella di un vero e proprio filtro biologico.
Nicotina e metalli pesanti rappresentano le principali sostanze assorbite dal carbone attivo, ma anche quei composti organici denominati DOC (acronimo di Dissolved Organic Compounds) e altamente inquinanti.
Carbone attivo: dove posizionarlo negli acquari di acqua dolce?
Dopo aver analizzato gli elementi e la composizione del carbone attivo, che rappresenta un filtro efficace e di derivazione naturale, è arrivato il momento di individuare il luogo ideale in cui andrà posizionato nell’acquario.
Questo è spesso un argomento controverso tra gli esperti acquariofili, poiché alcuni sostengono che la soluzione migliore prevede il posizionamento del carbone attivo in una modalità tale che questo sia attraversato da un’elevata quantità d’acqua. Si tratta, in tal caso, di un impiego cosiddetto attivo.
Un’altra scuola di pensiero, al contrario, propende per un utilizzo passivo, in cui il filtro a base di carbone attivo è posto in un’area dell’acquario caratterizzata da poca corrente e da un impatto lievissimo con l’acqua da purificare. Importantissimo: “poca corrente” non significa acqua ferma o stagnante, quindi, un flusso continuo di ricambio è imprescindibile.
Analizzando i due metodi, è evidente che il primo risulta nettamente più veloce e immediato, mentre il secondo presuppone un funzionamento lento.
Non c’è una risposta univoca in questo senso, perché entrambi possono essere considerati validi.
Parlando con gli acquariofili esperti, spesso emerge una prassi che si trova a metà strada tra i due metodi e in cui si utilizza il carbone in modalità attiva in presenza di flussi deboli. Certo è che, in ogni caso, il carbone attivo dovrà essere applicato all’interno del filtro, e non direttamente nella vasca.
Infatti, è indispensabile che il carbone dovrà essere posizionato laddove vi sia un importante ricambio d’acqua.
Quando è opportuno inserire il carbone attivo nell’acquario?
È opinione condivisa che il carbone attivo vada impiegato in maniera occasionale e mirata, quindi non continuativa.
Un esempio classico dell’utilizzo del carbone nel filtro è quello in cui i valori delle sostanze inquinanti abbiano raggiunto un livello tale da richiedere un intervento esterno.
Tuttavia, non si dovrebbe attendere gradi così preoccupanti, ma agire prima, già quando l’acqua tende a una colorazione giallastra.
Ciò è dovuto quasi sempre alla presenza, in elevate quantità, di fenoli, che appartengono alla categoria dei DOC.
Una volta inserita una determinata quantità di carbone attivo nella vasca, questo comincerà subito ad assorbire le sostanze nocive, fino a quando l’acqua assumerà la sua colorazione iniziale, perché i valori microbiologici saranno tornati in equilibrio.
Un elemento variabile, quando si utilizzano i filtri contenenti carbone attivo negli acquari d’acqua dolce, riguarda la sua durata.
Questo fattore dipende, in larga misura, dalla modalità di gestione individuale, anche se gli esperti consigliano di cambiare il carbone almeno una volta al mese, quando è necessario tenerlo per un periodo più lungo.
È certo che non sarà mai possibile utilizzare una seconda volta il carbone attivo, considerando che al momento della sostituzione, questo è impregnato di elementi nocivi.
Esistono anche procedure industriali che impiegano forni rotanti a calore controllato, in cui il carbone attivo, per effetto della pirolisi, è liberato dalle sostanze assorbite. Sembra che tale metodologia di purificazione sia quella attualmente più efficace.
Come si usa il carbone attivo nell’acquario?
La scelta della tipologia del carbone attivo
La scelta di carboni attivi da inserire nei filtri per acquario di acqua dolce comprende diverse proposte, che includono spugne sagomate, tagliate su misura per filtri interni e assicurano un completo filtraggio, insieme a un’acqua limpida e priva di odori.
Inoltre, sono disponibili granuli in piccole confezioni di fibra sintetica, oppure carbone attivo estratto dalle noci di cocco.
Questo prodotto si presenta in sacchettini tubolari dall’elevata resistenza e con una trama che impedisce eventuali occlusioni.
In merito al dosaggio, anche in tal caso gli acquariofili esperti non forniscono risposte univoche, in quanto molto dipende innanzitutto dal volume della vasca e dal potere assorbente del carbone attivo scelto.
Pulire il carbone attivo prima di inserirlo nell’acquario
Prima di inserire il carbone attivo nella vasca dell’acquario è indispensabile lavarlo, preferibilmente con acqua a temperatura ambiente.
L’obiettivo di questa operazione è quello di rimuovere le particelle più sottili di carbone e che potrebbero sprigionarsi all’interno della vasca.
Inoltre, è importante eliminare eventuali residui di lavorazione, in grado di mutare il pH dell’acqua.
Alcuni consigliano di bagnare accuratamente la parte superficiale del carbone attivo, per renderlo subito idoneo per essere utilizzato.
Le tempistiche di utilizzo del carbone attivo
In genere, è possibile affermare che l’assorbimento del carbone attivo nell’acqua può considerarsi terminato in 5-7 giorni.
Indicativamente, dopo una settimana sarà possibile rimuovere il carbone dall’acquario. È sconsigliabile mantenere la sostanza per tempi più lunghi, poiché la flora e la fauna che popolano la vasca potrebbero essere depauperate di essenziali elementi nutritivi.
Un altro accorgimento da adottare è quello di rimuovere il carbone attivo dall’acquario quando ci si appresta ad eseguire un trattamento, anche di pulizia ordinaria.
Conclusione
Il carbone attivo in acquario può essere un valido alleato dopo l’esecuzione di cicli di medicinali in vasca o nei casi in cui l’acquario venga contaminato da elementi da esso rimuovibili, come ad esempio un eccesso di tannini.
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